Nel cuore di una campagna pubblicitaria di Esselunga, uno spot sta catturando l’attenzione degli spettatori. Questo video toccante narra la storia di una giovane bambina di nome Emma, i cui genitori si sono separati.

Lo Spot

Nel cuore del cortometraggio si trova una famiglia, non la solita rappresentazione perfetta e stereotipata, ma una famiglia realistica. Genitori separati e una dolce bambina di nome Emma che desidera ardentemente che i suoi genitori tornino insieme. La storia narra la “bugia bianca” di Emma, che, dopo aver acquistato una pesca con la mamma all’Esselunga, la consegna al padre, sostenendo che sia un gesto della madre. Un racconto che ha colpito profondamente, un’esperienza con cui molti si sono identificati.

Lo spot pubblicitario di Esselunga ha scatenato un vivace dibattito e si è trasformato in un argomento di discussione politica in Italia. Questo breve cortometraggio ha catturato l’attenzione dell’intera nazione e ha suscitato reazioni contrastanti. Esselunga ha risposto alle polemiche spiegando che lo spot mira a evidenziare che dietro ogni acquisto di prodotto c’è una storia e che la spesa ha un significato più profondo. C’è chi ha addirittura collegato lo spot al reddito degli italiani, sostenendo che l’acquisto di una semplice pesca sarebbe un lusso. 

Lo specchio di una realtà in crescita

Quanto si vede all’interno dello spot, però, non è finzione. Bensì una rappresentazione di una realtà sempre più diffusa, le famiglie monoparentali. Le famiglie monoparentali, caratterizzate da un genitore unico e i suoi figli, costituiscono ora una parte significativa del panorama familiare italiano. Sono oltre tre milioni le famiglie con questa struttura in tutto il Paese.

Secondo le più recenti rilevazioni presentate dall’Istat, su un totale di 25,6 milioni di nuclei familiari italiani, il 12% di essi è formato da famiglie monoparentali. Questi dati offrono uno sguardo approfondito sulla portata di questo cambiamento sociale.Un elemento notevole è la predominanza delle madri single tra i genitori solitari. Sono ben 2,4 milioni le madri sole che si dedicano all’educazione dei propri figli, mentre il numero di padri in situazioni simili ammonta a 565 mila.

Quanto costa la mancanza di un partner?

Questo trend in aumento non riguarda solo i genitori single. Secondo un’analisi di MoneyFarm, i Italia, il numero di persone che vivono da sole sta costantemente crescendo, superando gli 8.360.000 individui single, pari al 14% della popolazione totale. Questo dato rappresenta un significativo aumento rispetto al 2012, quando erano registrate 7.433.000 persone sole. Questa inclinazione è stata influenzata da cambiamenti sociali, economici e culturali che hanno spinto sempre più individui a scegliere la vita da soli.

Diverse categorie di spese sono maggiormente influenzate dalla vita da soli, tra cui l’abitazione, le forniture di energia elettrica e gas, i mobili, i servizi per la casa e i generi alimentari. Queste spese rappresentano una parte significativa del bilancio mensile dei single. È interessante notare che la convivenza con un partner permette di ottenere maggiori risparmi economici, e questi risparmi crescono con il prolungarsi della convivenza.

Il costo mensile medio per un individuo solo, infatti, ammonta a 1.796 euro. In contrasto, quando si considera una coppia che condivide le spese, la cifra complessiva si attesta sui 2.451 euro. Se si analizza la spesa totale, emerge una significativa discrepanza tra i due scenari. Vi è una differenza notevole di 571 euro mensili nelle spese tra individui soli e coppie. E, purtroppo, questa differenza è decisamente a sfavore degli individui soli. Entrando più nello specifico delle voci di spesa, si nota come alcune aree siano particolarmente onerose per i single.

 Per esempio, riguardo a spese quali l’abitazione, la corrente e il gas, agli individui soli sono addebitati ben 338 euro aggiuntivi ogni mese in confronto a una coppia. Non è solo una questione di bollette e forniture. Anche quando parliamo di arredi e servizi domestici, gli individui soli sono particolarmente svantaggiati. Un eccesso del 66% viene imputato a loro, risultando in una spesa aggiuntiva di 36 euro mensilmente. Infine, la bolletta alimentare rappresenta un altro settore dove i single devono affrontare costi maggiori. La loro spesa supera quella delle coppie del 29%, che si traduce in un surplus di 68 euro mensili. A questi costi va aggiunta l’eventuale presenza di figli, che comportano ingenti aumenti nelle cifre finali.

In conclusione, il costo della mancanza di un partner è notevole. Quali soluzioni, quindi, possono essere implementate per ridurre il divario di costo tra individui single, con e senza figli,  e coppie in termini di spese quotidiane? Come potrebbero le altre aziende, oltre a Esselunga, contribuire alla sensibilizzazione su questioni sociali attraverso la pubblicità e le iniziative di marketing?

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