Durante i recenti negoziati europei sulla Direttiva Case Green, conosciuta anche come Direttiva Ebpd, sia il Parlamento europeo che il Consiglio dell’Unione europea non sono riusciti ad ottenere un accordo, aprendo così interrogativi cruciali sul futuro dell’efficienza energetica nell’edilizia residenziale e innescando una revisione di tale direttiva.

Cambiamenti apportati durante i negoziati

Inizialmente, la direttiva prevedeva l’obbligo di ristrutturazione entro il 2033 per gli edifici classificati nelle categorie energetiche E, F e G. Tuttavia, sorprendentemente, questa imposizione è stata completamente cancellata durante i negoziati, affidando ora agli stati membri la responsabilità di creare piani mirati per ridurre il consumo energetico nell’intero settore edilizio residenziale, fissando obiettivi progressivi.

Ciò che emerge come elemento chiave di questa nuova direttiva è, quindi, la concessione di un’autonomia significativa agli stati membri nella definizione di misure specifiche per la riduzione del consumo energetico degli edifici, permettendo a ciascun paese di adattare strategie alle proprie esigenze e risorse. Inoltre, l’accordo ha visto la rimozione di articoli controversi, tra cui quelli riguardanti l’installazione di colonnine di ricarica e cablaggio dei parcheggi negli edifici esistenti.

Le certificazioni energetiche degli edifici manterranno la loro validità per 10 anni, ma l’innovazione sta nel fatto che gli stati membri ora potranno definire autonomamente le classi energetiche, consentendo una maggiore flessibilità nell’ adattare le norme alle specifiche circostanze nazionali. Nonostante un accordo finale non sia stato ancora raggiunto, si sta prospettando un significativo cambiamento di approccio nell’Unione Europea, con la possibilità di estendere i termini per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica fino al 2050, offrendo agli stati membri una finestra temporale più ampia per l’implementazione dei loro piani di riduzione dei consumi energetici.

Prospettive future

Nonostante i progressi compiuti nella revisione della Direttiva Case Green, rimangono questioni cruciali da risolvere. La Confederazione italiana della proprietà edilizia, Confedilizia, ha accolto positivamente la rimozione dell’obbligo di ristrutturazione, ma molte altre questioni rimangono aperte, tra cui l’obbligo di installare pannelli solari su edifici pubblici e non residenziali e le sanzioni per il mancato rispetto degli obiettivi stabiliti.

Altri aspetti chiave in discussione riguardano il finanziamento delle misure di efficienza energetica, con l’attenzione sui costi stimati di 48 miliardi di euro all’anno e l’ambito dei mutui ecologici. Attualmente, la Direttiva prevede un elenco di obiettivi ambiziosi per il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici residenziali e non residenziali, ma la sfida per l’Italia è rappresentata dalla presenza predominante di edifici nelle classi energetiche F e G.

La prossima riunione per continuare le trattative sulla Direttiva Case Green è prevista per dicembre, rappresentando un momento critico per trovare un compromesso tra gli Stati membri e i rappresentanti europei e un periodo cruciale per delineare i dettagli delle modifiche e per raffinare i piani d’azione

In un contesto globale, il risparmio energetico emerge come un elemento cruciale sia per la riduzione delle emissioni che per la gestione dei costi. Le modifiche alla Direttiva Europea sulle Case Green rappresentano un passo significativo in questa direzione, considerando le sfide energetiche attuali, tra cui la situazione in Ucraina, e l’importanza di affrontarle in modo strategico e sostenibile. Non resta quindi che chiederci: Come si evolveranno le trattative durante la prossima riunione di dicembre e quali compromessi saranno raggiunti? E come affronteranno gli Stati membri le sfide legate al finanziamento delle misure di efficienza energetica?

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