Cibo stampato in 3D: il futuro dell’alimentazione?

La crisi climatica fa sì che sempre più spesso, in ambito alimentare, si senta parlare di sostituti della carne, il cui consumo ha un importante impatto ambientale. La maggior parte dei media, sia digitali che non, è invasa da notizie relative a questa tematica, a riprova del ruolo rivestito dall’alimentazione sostenibile nella società odierna. In particolare, negli ultimi mesi si è molto sentito discutere di cibo stampato in 3D, e di un suo possibile impatto nell’alimentazione.
Cos’è il cibo stampato in 3D e quali sono le sue origini?
La stampa tridimensionale trova le sue origini nel 1988, anno in cui è stato depositato il brevetto di Scott Crump, che sviluppò una tecnologia per creare oggetti in 3D tramite una tecnica conosciuta come FDM, che sta per “Fused Deposition Modelling” ed è ancora oggi quella maggiormente diffusa. Questa tecnica si articola su 4 passaggi:- la fusione
- l’estrusione, procedura per la quale il materiale semisolido viene forzato a passare attraverso un foro assumendo la forma del foro stesso
- la deposizione
- e il modellamento di un filamento termoplastico
Quali sono i vantaggi del cibo stampato in 3D?
Nello specifico, i principali vantaggi legati alla stampa 3D sono i seguenti:- Combattere gli sprechi alimentari
- Incentivare il consumo di cibo non tradizionale
- Permettere alle persone affette da disfagia una maggiore variazione alimentare
Quali sono le criticitá della stampa 3D?
Le principali criticità legate alla stampa 3D sono le seguenti:- Tempi di preparazione
- Aspetto economico
Il cibo stampato in 3D è completamente sostenibile?
Per concludere, è doveroso domandarsi se gli alimenti realizzati con questo tipo di tecnologia siano sostenibili in tutti gli ambiti. Da un lato permette di ridurre gli sprechi alimentari e limitare il consumo di carne, e pertanto rappresenta un alleato dell’ambiente. Tuttavia, dall'altra parte comporta dei costi molto onerosi per gli acquirenti, rendendolo economicamente inaccessibile. È lecito domandarsi se la tecnologia sarà in grado di progredire a tal punto da sviluppare dei processi produttivi che permettano di ridurne i prezzi e quindi la commercializzazione su larga scala.Commenti
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